Maltrattamenti in Famiglia

La casa dovrebbe essere per tutti un luogo dove ci si sente sicuri e protetti.

Purtroppo questo non è così per molti bambini/e e ragazzi/e che subiscono direttamente violenza (violenza diretta)o assistono alle violenze che si consumano in famiglia, spesso contro le madri (violenza assistita).

La violenza spesso resta nascosta fra le mura domestiche e chi la subisce o vi assiste ha paura di parlarne anche perché tende a considerare normale ciò che normale non è.

SE TI TROVI IN QUESTA SITUAZIONI, SE LA TUA CASA È TEATRO DI VIOLENZE CHE SI RIPETONO CONTRO DI TE E/O CONTRO I TUOI CARI DEVI SAPERE CHE:

vari studi hanno evidenziato che subire direttamente la violenza o assistere ad atti di violenza contro una persona che ci è cara producono gli stessi effetti dannosi su bambini e ragazzi;

oggi per legge i minorenni che assistono a violenza in casa sono considerati vittime di maltrattamenti;

la violenza tende a ripetersi nel tempo e ad assumere sempre maggiore gravità; vi si può rimanere intrappolati nonostante tutti gli sforzi per cercare di cambiare la situazione;

occorrono interventi di persone esperte per proteggere te e i tuoi cari e per convincere l’autore delle violenze seguire un percorso di cura;

POTREBBE SUCCEDERTI DI:

  • avere costantemente paura;
  • sentirti in colpa;
  • sentirti triste;
  • provare rabbia sentendoti impotente e incapace di reagire;
  • provare ansia;
  • non governare la tua impulsività;
  • avere difficoltà di concentrazione.

SAPPI CHE QUESTI SINTOMI POSSONO COL TEMPO DEGENERARE IN:

  • depressione
  • tendenze suicide;
  • disturbi del sonno;
  • disordini nell’alimentazione

QUINDI È ESTREMAMENTE IMPORTANTE RACCONTARE QUELLO CHE STAI VIVENDO A QUALCHE ADULTO/PERSONA FIDATA E CHE TU TI RIVOLGA A QUALCHE SERVIZIO CHE SI OCCUPA DI VIOLENZA IN FAMIGLIA (LINK)

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può succedere che sia tu a provare vergogna per quello che hai subito, a sentirti in colpa per non essere riuscito/a a sottrarti alla violenza e ad avere paura di riferire quello che ti è accaduto, anche solo per il timore di non essere creduto.

Questa situazione di profonda sofferenza interiore e di silenzio forzato (che può indurti ad isolarti, a non uscire di casa, a cambiare le tue abitudini di vita, a diventare taciturno o aggressivo) consente a chi ti ha fatto del male di continuare a fartene, fisicamente e/o almeno psicologicamente, e questo non è accettabile.

Lo strumento più efficace e tempestivo che hai per fermare chi ti ha fatto del male o te ne sta ancora facendo, è quello di fermarti un attimo e trovare il coraggio di raccontare quello che ti è successo ad una persona adulta di cui ti fidi: i tuoi genitori, i tuoi insegnanti, un parente con cui ti confidi, un amico adulto, uno dei soggetti, che si occupano proprio di aiutare le persone come te, e che puoi contattare tramite questo LINK

man mano che il tempo passa, anche se ti sembrerà strano rispetto ad un evento così doloroso, i ricordi sfioriscono e anche i volti di chi ti ha fatto del male o altre caratteristiche (se si tratta di persone estranee alla cerchia di familiari e/o di amici) o alcuni particolari delle modalità dell’abuso subito possono sfuggire alla memoria; per questo è molto importante che tu ti liberi quanto prima possibile del tuo vissuto drammatico: quanto più il tuo ricordo sarà vivo, tanto più sarà affidabile il tuo racconto e consentirai alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura di individuare il colpevole/i e di tutelarti, impendendogli, con gli strumenti previsti dalla legge (anche misure cautelari limitative della sua libertà di movimento), di reiterare le sue condotte delittuose.

Maltrattamenti in famiglia: come viene sanzionato il reato?

ART. 572 C. P.

Maltrattamenti contro familiari o conviventi.

Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.

La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi.

Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a nove anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a ventiquattro anni.

Il minore di anni diciotto che assiste ai maltrattamenti di cui al presente articolo si considera persona offesa dal reato.

PROCEDIBILITA’: Non occorre la querela, si procede d’ufficio.